
Simeone: “Ecco il piano trasporti per domani: linea 1 e funicolare saranno attive fino alle 2 di notte
22 Maggio 2025
Simeone: “Per Napoli notizia meravigliosa, sarà ancora al centro del mondo”
30 Giugno 2025Simeone attacca: Il merito non si sbandiera, si dimostra
Che il chiacchierato colloquio telefonico tra Elly Schlein e Vincenzo De Luca fosse poco più che un’operazione di maquillage politico lo si era capito fin da subito. Stylo24, come spesso accade, aveva colto l’aria che tirava, e oggi il governatore della Campania lo ha confermato con la delicatezza di un bulldozer in una cristalleria.
Il teatrino del finto riavvicinamento
Altro che pace armata: quella chiamata di venerdì scorso si è rivelata un semplice atto dovuto, un siparietto senza retroscena, utile forse solo per fingere un riavvicinamento al Partito Democratico. Un teatrino stanco, smascherato dalle bordate che De Luca ha riservato ai vertici nazionali di PD e Movimento 5 Stelle, rei – nella sua visione – di voler rifilare alla Campania un candidato non gradito alla sua maestà: Roberto Fico.
L’ex presidente della Camera dei Deputati, secondo i rumors romani, sarebbe il nome su cui i piani alti delle due forze politiche intendono puntare per succedere a De Luca a Palazzo Santa Lucia. Ma al governatore l’ipotesi fa lo stesso effetto di una zeppola scaduta: indigesta. Così, durante un incontro a Teverola con i 156 nuovi assunti dell’Air, azienda di trasporto pubblico, De Luca si è lasciato andare a un’esibizione verbale che definire sobria sarebbe un insulto al dizionario.
«Ciucci» e «parcheggiatori»: l’attacco ai candidati
«Sento circolare nomi di persone che non sanno fare neanche la ‘o’ con il bicchiere. Ciucci che non hanno amministrato niente. La Campania non è una regione che si mette in mano al primo arrivato, al primo parcheggiatore abusivo, al primo in cerca di lavoro». Insomma, tra metafore casarecce e denigrazioni creative, il presidente ha ribadito il concetto: nessun forestiero a Palazzo, solo gente mia.
Il suo bersaglio non è solo il nome di Fico, ma l’intero sistema romano, definito come un’accozzaglia impegnata in «manfrine» per spartirsi incarichi tra loro, mentre lui – il vero difensore della patria campana – si erge come baluardo contro lo scempio. «In questo momento, a Roma, siccome non hanno una mazza da fare, stanno pensando a come distribuirsi incarichi, uno a me un altro a te – sostiene – ho cercato di spiegare che tutte queste manfrine che stanno facendo a Roma hanno un punto d’obbligo, la tutela degli interessi dei cittadini e dei lavoratori della Campania. Se questa tutela non ci sarà, a cominciare da me, li manderemo al diavolo, e ci presenteremo ai nostri concittadini da uomini liberi». Un’uscita in grande stile, insomma, da mandare in fibrillazione anche gli alleati, o presunti tali.
La replica di Nino Simeone: «Toni indegni»
E mentre De Luca difende con orgoglio il suo feudo politico – pardon, la sua regione – evocando il valore delle famiglie e dei figli sopra quello delle coalizioni («Il nostro lavoro, le nostre famiglie, i nostri figli contano più dei partiti. Chiaro?»), a stretto giro di posta arriva la stoccata di Nino Simeone, coordinatore regionale del PSDI. L’esponente socialdemocratico non usa mezzi termini e replica senza troppi complimenti, mettendo a nudo quello che in molti pensano ma pochi dicono.
«Gravi sono, ancora una volta, i toni usati. Offendere interlocutori – romani o campani che siano – o potenziali candidati “indesiderati” con espressioni come “ciucci che non sanno fare la O col bicchiere” o “parcheggiatori abusivi” non è solo indegno di un ruolo istituzionale: è il segno evidente di un nervosismo politico crescente. Alla faccia del “non facciamoci distrarre”. Quando mancano i contenuti, si alza la voce. Ma non possiamo accettare che questo stile diventi la norma nel dibattito pubblico campano. Lo ammetto: ho sempre creduto che Cristo si fosse fermato a Eboli, come scrisse Carlo Levi. Ma che poi avesse lasciato il testimone a Salerno, francamente, mi mancava» dice Simeone.
In parole povere, l’autorevolezza istituzionale non si misura a colpi di invettive né a suon di bicchieri vuoti. Ma il governatore, per ora, sembra preferire il monologo alla concertazione. Il suo palco è pronto, il copione è sempre lo stesso. Gli spettatori? Sempre meno convinti
Fonte : Stylo24




