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I destini sentimentali di Nino Simeone e Paola De Gennaro si intrecciano, per caso, 21 anni fa. Sono entrambi attivissimi nella politica cittadina — lei con i giovani Ds, lui con i socialisti — ma non si sono mai conosciuti prima. Amici comuni li presentano una sera e loro si piacciono subito.
Lui, classe 1971, è separato ed è papà di Carmine, un bimbo di due anni che porta il nome del nonno: il suo segno distintivo sono i baffi, ai quali non rinuncerà neanche quando passeranno di moda. Lei, bellissima e più giovane di sei anni, è iscritta alla facoltà di Scienze politiche e si laureerà con una tesi su Antonio Bassolino che è il suo punto di riferimento. Si mettono insieme e incominciano un cammino dove la politica ha un profilo di rilievo.
Dopo la laurea, lei viene assunta da una azienda partecipata della Regione e intanto si fa notare per il suo attivismo: eletta nella municipalità Vomero Arenella, dove diventa anche assessore, in tempi diversi lavora per la pedonalizzazione di via Scarlatti e di via Luca Giordano. Lui, autoferrotranviere, alla politica si è affacciato lavorando insieme con il padre — che per 45 anni è stato nel Consiglio comunale di Napoli — e seguirà le sue orme raccogliendone «l’eredità».
Non si sposano, probabilmente prima o poi lo faranno, ma la loro unione ha una struttura più forte di un matrimonio. Vanno a vivere insieme al Vomero, il quartiere di Paola per il quale lui sceglie di spostarsi da Secondigliano, dove mettono radici con una famiglia numerosa. L’uno dopo l’altro arrivano tre figli: 16 anni fa Enrico, dopo 4 anni Andrea e, a distanza di 10 anni, il piccolo Alessandro che ha 2 anni e mezzo e che non solo impone ai genitori ultraquarantenni ritmi da ragazzi, ma tira fuori il papà dall’ombra di un momento difficile. Nel 2020 — mentre sta facendo la campagna elettorale per le Regionali — Nino ha un malore e viene sottoposto a un intervento a cuore aperto. La ripresa è faticosa, e Paola che ha rinunciato al suo impegno in politica per seguire la famiglia, è al suo fianco dosando ansia, sollecitudine, speranza, rigore e tenendo lo sguardo dritto sul futuro. È l’arrivo del piccolo a determinare una reazione decisa, netta.
Pensavano potesse essere una femmina — e per un po’ pensano anche ad avere un quarto figlio — ma è un maschietto che sa «raccontare» bene come la vita ricomincia e insegnare loro ad avere una prospettiva diversa, sempre nuova. Una vita dove lo spazio per la coppia è diventato marginale. Sono sette anni, forse otto, che non si concedono una cena insieme, un momento solo per loro due. L’arrivo ad intervalli irregolari dei figli ha chiesto dedizione ininterrotta e l’attività in Consiglio comunale di Nino assorbe molto tempo. Non c’è giorno in cui lui non pensi che gli dispiace che Paola abbia scelto di rinunciare al suo impegno per seguire la famiglia, ma lei non ha ripensamenti. E quando di sera si ritrovano a guardare i figli mentre dormono pensano che ne è valsa davvero la pena.




